Moni Ovadia

Un cantastorie che vive per l’arte

 

Quante persone possono dire di avere conosciuto un cantastorie? E quanti fra costoro possono dire di sapere riconoscere un cantastorie? Io, ritengo immodestamente di essere fra coloro che percepiscono un autentico cantastorie con il vibrante intuito di un rabdomante. Per molti anni mi sono occupato di musica tradizionale, non come studioso, ma con la passione di un viaggiatore amatoriale e il tratto ossessivo di un pusher che ha l’impellente urgenza di “spacciare” la merce che ha conosciuto ad altri perché ne possano godere. In questo senso l’incontro con Mario De Leo è stato uno dei più emozionanti della mia vita. Sentirlo cantare i suoi canti è stata un’esperienza intensa che mi ha permesso di accedere alla profondità di una cultura antica, quella della potente radice contadina del nostro migliore Sud.

Mario ha un volto singolarissimo in cui si fondono la forza del soma popolare e la bellezza di un mosaico bizantino.

La sua voce ha una pasta calda ricca di risonanze e l’insieme di melodia, ritmo e parole delle sue canzoni sono senza mediazioni arte epica del mondo contadino che si proietta all’infinito nel futuro. Da molto tempo Mario si dedica all’arte dell’immagine pittorica e io non navigo in queste acque, ogni tentativo di approccio critico in questa direzione da parte mia sarebbe goffamente inappropriato, ma ritengo che questo cantastorie che vive per l’arte meriti sicuramente l’incontro.

 

Moni Ovadia